La nostra storia

Per trovare le prime notizie storiche certe sul nostro paese si deve risalire al XIII secolo.

Sul finire di quel secolo, infatti, ci furono gravi disordini a Pistoia e non può certo passare sotto silenzio il famoso furto del 1293 nel Duomo di Pistoia, descritto anche da Dante nella Divina Commedia.

Tommaso Andrei, vescovo di Pistoia, per sottrarsi ai pericoli, decise di ritirarsi in campagna, in una villa distante circa due miglia dalla città, chiamata “Casa al Vescovo”, dove, per raccogliersi in preghiera, edificò un piccolo oratorio.

Il nome della “Casa al Vescovo” compare già in un atto del 26 Marzo 1226, ma resta assai difficile poter risalire all’anno della sua costruzione. Possiamo presumere che l’edificazione sia avvenuta in un periodo compreso tra gli ultimi decenni del 1100 ed i primi del 1200.

Non sono facili neppure da ricercare le motivazioni che potrebbero aver indotto il vescovo Andrei a trasferirsi per un periodo nella suddetta villa, per quanto si possa immaginare che sia stato spinto dall’incremento della popolazione in città, causa di non lievi inconvenienti, quali i persistenti cattivi odori dati sia dalla totale mancanza di servizi igienici e dalla presenza di fogne a cielo aperto, sia dalla macellazioni delle carni all’aperto in Piazza della Sala, tutti elementi che potrebbero averlo spinto a desiderare una dimora vicina alla città, ma in una zona più tranquilla.

E’ bene precisare che gli ultimi anni del ‘200 sono probabilmente quelli in cui l’abitazione di San Pierino raggiunse la massima utilità ed importanza per i Vescovi pistoiesi. Si può ritenere che Tommaso Andrei, vescovo di Pistoia dal 1284 al 1303, abbia trascorso alcuni mesi in questa casa di campagna, che serviva, come detto, anche come rifugio in occasione di  sollevazioni e tumulti anticlericali del periodo ed abbia fatto edificare un oratorio nel luogo dove adesso sorge la nostra chiesa.

E’ ancora viva tra i paesani la voce secondo la quale il Vescovo, per recarsi all’oratorio senza essere visto, usasse un passaggio sotterraneo che congiungeva la sua abitazione (forse, nell’attuale Via Ombrone Vecchio, dove ora sono l’azienda e l’abitazione di Marco Nanni) con la piccola chiesa. Niente è stato trovato ad avvalorare questa leggenda, anche se in passato alcuni parrocchiani giuravano di aver saputo di persone che sarebbero entrate nella galleria percorrendola, seppur per un breve tratto.

Si può dire che la fine del Duecento segnò, per la casa vescovile di San Pierino, l’apice della sua importanza ma, probabilmente, anche l’inizio dell’altrettanto rapida decadenza: i vescovi rimasero possessori del luogo, senza però servirsene.

I primi decenni del ‘300 furono molto sanguinosi per il territorio pistoiese ed è difficile pensare che questa casa di campagna possa essere sfuggita alle devastazioni. Forse proprio per questo anche in epoca successiva, quando fu ripristinata, non fu più ritenuta in grado di offrire un riparo sicuro al Presule, che quindi ritenne più utile fosse affittata a famiglie di contadini. Nel 1383 un censimento della popolazione, nel quale venivano conteggiate le bocche consumatrici di sale, ossia le persone da quattro anni in poi, segnava nella nostra comunità 60 bocche mentre nel 1427 si registrarono 80 persone. Alla fine del ‘300 si fa risalire il frammento di affresco che si trova nella nostra chiesa, allora piccolo luogo di culto officiato saltuariamente.

All’inizio del ‘400 il nostro paese venne colpito, come l’intera città, da una drammatica pestilenza che costò la vita a 30 parrocchiani. Il secolo risultò molto travagliato: alle epidemie di peste e varie carestie si aggiunsero le devastazioni provocate dalle varie rivalità che coinvolsero direttamente anche il nostro paese, basti pensare alle sanguinose lotte tra Panciatichi e Cancellieri, questi ultimi sostenuti dalla nostra comunità, mentre i ” vicini ” di Bonelle e Piuvica sostenevano la fazione opposta. A questo secolo appartiene anche il libro più antico finora ritrovato riguardante in modo specifico il nostro paese ed in particolare l’ “ Opera di San Piero alla Casa del Vescovo “ relativo agli anni tra il 1410 ed il 1488 che riporta le entrate e le uscite dell’organizzazione ed alcune norme inerenti la festa del Patrono. La nostra chiesa era sottoposta a quella di San Paolo in Pistoia e risultava più piccola dell’attuale, con la cappella antica probabilmente in gran parte affrescata.

Il 1500 segnò, grazie all’intervento, nel 1538, del Granduca di Toscana Cosimo I, la fine delle lotte fra Panciatichi e Cancellieri che nel 1501 causarono “  … molte arsioni fatte il 30 Luglio in Comune della Casa al Vescovo .. “ Ma i guai non mancarono: durante tutto il secolo si alternarono pestilenze, carestie, febbri maligne, terremoti e nel 1542 una devastante alluvione.

La nostra chiesa, a cavallo tra la fine del 400 e l’inizio del 500,  fu ampliata, per passare, probabilmente nel 1504, da oratorio a parrocchia con la visita pastorale del Vescovo Niccolò Pandolfini, la più antica visita pastorale di cui si abbia notizia per la nostra parrocchia. A questa ne seguirono altre negli anni successivi ed è relativo a questo periodo il nome del primo parroco di cui si abbia notizia: don Antonio Gasparri. Nonostante il passaggio a parrocchia la popolazione del paese risulta essere poco numerosa in virtù dei flagelli precedentemente elencati ( 25 capofamiglia nel 1505, 107 persone nel 1551, 119 suddivise in 15 famiglie nel 1596 ). Importante segnalare come nel 1550 fu fondata la “ Compagnia del Santissimo Sacramento “ che prese il posto dell’ “Opera di San Piero alla Casa del Vescovo” proseguendone le attività.

Anche nel 1600 non mancarono le calamità naturali sotto forma di un’alluvione ( 1618 ), di una pestilenza ( 1638 ) e, come se non bastasse, di una epidemia di tifo nel 1649. Nel 1623 furono costruite le “ tombe “ all’interno della chiesa sotto la pavimentazione principale: quella più vicina all’altare era destinata ai sacerdoti, la seconda ai discendenti della famiglia di Piero Chiti, il primo parroco a risiedere stabilmente nella canonica, la terza, costruita da alcuni membri della famiglia Vannucci, destinata agli uomini ed infine la quarta ( la prima entrando in chiesa ) ad opera dalla Compagnia del Corpus Domini, nella quale venivano sepolte le donne ( dal 1693 le donne venivano sepolte in tombe diverse rispetto agli uomini! ). Risale a quegli anni anche la costruzione del cimitero a lato della chiesa assai inutilizzato. Nel 1630 fu realizzata una loggia dinanzi alla chiesa mentre riguardo all’affresco rappresentante i Santi Pietro e Paolo, non si è trovato alcun documento che ne indichi con esattezza l’anno di realizzazione, ma è molto probabile che risalga ad un periodo compreso tra gli ultimi decenni del 1600 ed i primi del secolo successivo.

Anche il 1700 fu “generoso” di eventi calamitosi, basti pensare all’alluvione del 1745 o all’epidemia di peste del 1767, tuttavia questi non impedirono l’aumeto della popolazione di San Pierino che passò dai 180 abitanti del 1712 ai 286 del 1792. Ma la crescita del paese non si limitò all’aspetto demografico: nel 1754 sono documentate una beccheria ( macelleria ) ed una panetteria, castagnacceria ed osteria. Sul finire del secolo, nel 1783, il granduca Pietro Leopoldo approvò un decreto che proibiva l’antica consuetudine di seppellire in chiesa i defunti ma dobbiamo constatare che per quanto riguarda la nostra chiesa, le sepolture al suo interno erano ancora in uso oltre cinquant’anni dopo l’emanazione di detto decreto e questo probabilmente sia per un motivo di tradizioni radicate, sia per il fatto che il cimitero era nel frattempo, come detto,  in disuso e sarebbero state necessarie spese non indifferenti per renderlo agibile. Il secolo si chiude tragicamente con l’arrivo dei Francesi con conseguenze negative per la popolazione provata sia dalle tasse imposte per il mantenimento delle truppe, sia dall’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità come il grano. Anche le chiese non uscirono indenni da questa tassazione visto che con bando del 18 Maggio 1799 fu imposta la requisizione dell’argenteria, fatta eccezione del minimo necessario per il culto, per coniare monete sempre allo scopo di mantenere i soldati.

L’inizio del 1800 ha fatto registrare a San Pierino un aumento notevole della popolazione ( 383 abitanti nel 1803 ) e sono comparse in questo secolo quelle che ancor oggi sono le principali vie del paese che vennero mano a mano sempre più curate e rese “rotabili”, oltre al Pontaccio, un ponte sul Brusigliano lungo la via di san Pierino. Piuttosto preoccupante semmai, in una relazione del 2 Giugno 1835 riguardo la nostra chiesa, la situazione del pavimento in mattoni, antico, umido ed insalubre a causa delle sottostanti sepolture ancora presenti. Il camposanto infatti non veniva ancora utilizzato e la stanza mortuaria era una piccola stanza a tetto a cui si accedeva dalla chiesa ( era posta nell’attuale cimitero accanto all’angolo della chiesa che entrando rimane sulla destra ). Solo un secolo e mezzo più tardi detto pavimento sarebbe stato rifatto interamente su iniziativa di don Gino Frosini dopo che Don Moretti lo aveva risistemato coprendolo di mattonelle in graniglia negli anni 1948/49. Le sepolture comunque proseguirono ad essere effettuate in chiesa fino circa alla metà del 1850. Oltre al già citato pavimento, la relazione del 1835 presenta la chiesa con un loggiato, un pulpito ( rimosso nel 1948 ) ed una struttura per l’organo sopra l’entrata.

Nei primi anni del 1900 si svilupparono le Casse Rurali meglio conosciute come banchine la cui nascita fu propiziata dai sacerdoti e che spesso avevano sede in canonica. Quella di San Pierino nacque nel 1904 ed il 29 Maggio 1910 inaugurò un proprio vessillo. E’ del 1913 l’istituzione di una commissione incaricata dal comune di trovare un terreno adatto per la costruzione di un cimitero interparrocchiale. Detta commissione propose l’edificazione del grande cimitero nella zona oggi occupata dalla scuola elementare di Via Capanne Vecchie, ma la proposta non ebbe seguito a causa di problemi idrogeologici ed in alternativa fa scelto di ampliare quello già, e tuttora esistente presso la Chiesa della Vergine. Il 1913 è anche l’anno di costituzione di una squadra ciclistica paesana mentre l’anno successivo, tornando a parlare di edilizia pubblica, si registra una lettera dove si proponeva la costruzione di una scuola nel fabbricato della Cassa Rurale, il quale consiglio espresse il proprio consenso a cedere in affitto al comune l’immobile. I lavori si conclusero con l’inaugurazione effettuata all’inizio dell’anno scolastico 1918/19 che fu il primo di vita della scuola, mentre l’ultimo sarebbe stato quello del 1969/70, dopo il quale la struttura fu dichiarata non agibile ed i bambini furono costretti a peregrinare in scuole diverse fino all’inaugurazione nel 1973 dell’ attuale edificio di Via Capanne Vecchie. Gli anni dal 1915 al 1918 sono tristemente famosi a causa della Prima Guerra Mondiale che costò molti morti anche al nostro paese. Sabato 8 Febbraio 1919 fu scoperta la bella pietra commemorativa posta sotto il loggiato della chiesa, con sopra scritti i nomi dei caduti mentre il giorno successivo si festeggiò la fine della guerra con la chiesa illuminata a giorno.

Il 27 Ottobre 1932 l’apertura del tratto da Firenze a Lucca della nuova autostrada “ Firenze –Mare “, divise di fatto in due il paese: l’uscita di Pistoia fu ricavata proprio nella nostra parrocchia nell’attuale Via del Casello e portò alla demolizione di una casa nella zona del Pireneo. La popolazione intanto era salita a 590 anime nel 1934. In quegli anni il parroco Don Biagioni inviò alcune lettere al Comune per chiedere dei restauri urgenti ai locali della chiesa e della canonica che versavano in condizioni tali da costituire un pericolo per l’incolumità dei fedeli ma fu il suo successore, don Dante Cecchi a compiere i restauri necessari. Il periodo della seconda guerra mondiale non fu fortunatamente disastroso per il paese come al contrario lo fu per altri vicini anche se i sacrifici e le privazioni per il popolo non mancarono. Piace ricordare un episodio avvenuto durante un bombardamento lungo la via Fiorentina mentre in parrocchia si teneva una lezione di catechismo: don Cecchi incurante del rischio, per far capire il pericolo a cui erano sottoposti i bambini, non esitò con un gruppetto degli stessi a dirigersi presso la zona interessata dalle bombe ottenendo l’immediato cessate il fuoco da parte dei piloti che vedendoli, smisero di sparare.  Dei restauri effettuati da don Giuseppe Moretti prima e da don Gino Frosini abbiamo parlato in precedenza ed è storia recente l’apertura nel secondo decennio del nuovo secolo di un oratorio parrocchiale nei locali precedentemente adibiti a circolo MCL per iniziativa dell’attuale parroco don Michele Palchetti.

 

Questa breve storia della nostra parrocchia è stata liberamente tratta dal volume    “ San Pierino Casa al Vescovo – Notizie storiche “    a cura di Mauro Mancini, Michele Palchetti e Lorena Rocchi  che vi invitiamo a consultare per ulteriori e più dettagliate informazioni e curiosità.