Tesi di laurea di due giovani dell’oratorio

Pubblicato giorno 16 ottobre 2020 - In home page

Due giovani dell’oratorio ci parlano degli argomenti della loro tesi di laurea

 

Dante e gli ordini mendicanti – La figura di Francesco d’Assisi

E’ questo il titolo della mia tesi triennale, un argomento storico affrontato da una studentessa della Facoltà di Filosofia dell’Università di Firenze. Non è stato un lavoro semplice ma sicuramente molto soddisfacente, perché è riuscito a legare due aspetti che caratterizzano la mia persona: la passione per Dante Alighieri e la vita di fede in parrocchia.

Questo studio ha cercato di rispondere alle domande: “Quale legame possiamo trovare tra Dante e gli ordini mendicanti? Possiamo dire che Dante sia stato influenzato dal pensiero di Francesco d’Assisi?”. Ci tengo a sfatare subito un mito: filosofia e religione possono convivere  in maniera piuttosto pacifica; non a caso, sembra che lo stesso Dante si sia avvicinato alla filosofia anche grazie alle scuole dei religiosi, domenicani e francescani in particolare, presenti a Firenze. Possiamo quindi dire che il poeta fiorentino non è solo un intellettuale e un personaggio politico, ma anche un uomo di fede.

Il risultato raggiunto ha sottolineato come il pensiero di Dante e quello francescano siano accumunati dalla stessa idea: il singolo individuo attraverso la povertà viene esaltato; per questo entrambi spingono per un rinnovamento della Chiesa e della cristianità, per tornare nuovamente a seguire gli elevati insegnamenti delle origini. Dante, nel Paradiso della Divina Commedia, è riuscito a sottolineare il concetto della povertà come caratteristica chiave del fondatore dei frati Minori, come aspetto che più di tutti condusse san Francesco alla perfetta letizia, quella vera e sincera, la stessa che lo ha condotto sulla strada di Gesù Cristo.

 

Valentina

 

L’uso di termini inglesi nella pubblicità

In data 22 luglio 2020, mi sono laureato presso la Scuola per interpreti e traduttori Carlo Bo di Firenze: il lavoro di tesi, presentato alla commissione in sede di discussione, ha avuto come tema gli anglicismi nell’italiano contemporaneo, in particolare nella pubblicità.

L’influenza reciproca costituisce una parte fondamentale dell’evoluzione delle lingue ed è generalmente legata al potere che alcuni Paesi sono in grado di esercitare su altri, per varie ragioni: dall’appetibilità dei modelli che propongono, al primato economico e/o tecnologico di cui godono. Negli ultimi tempi, però, le interferenze dell’inglese nella lingua italiana sono diventate un fenomeno che va al di là del semplice scambio interlinguistico e che merita una certa attenzione.

Per questo motivo, coerentemente con il percorso di studi affrontato, ho fatto per prima cosa uno studio degli anglicismi e del crescente strapotere dell’inglese su scala globale, per poi concentrarmi sull’analisi del lavoro di traduzione, applicato all’aspetto della pubblicità.

L’obiettivo primario del mio lavoro è stato quello di far luce sull’autorevolezza professionale del traduttore e sull’importanza di un corretto lavoro di traduzione; inoltre, ho deciso di concentrarmi sulla pubblicità, per due ragioni principali: la pubblicità si presenta come uno dei settori che, forse più di altri, necessita di questa figura professionale; essa è oggi tra i mezzi più efficaci per coinvolgere un pubblico sempre più ampio e internazionale.

È evidente che per penetrare in maniera efficace un mercato straniero, diventa strategica la decisione di tradurre/adattare o meno un messaggio pubblicitario; ne va infatti della buona riuscita della campagna.

La tesi è stata divisa in tre capitoli, i primi due più teorici e introduttivi ed il terzo, contente il lavoro di ricerca e analisi, molto più pratico.

Per quanto riguarda la metodologia usata, ho preso una trentina di pubblicità che potessero essermi utili nell’analisi.

Tra le tante visionate, ho analizzato anche quella del famoso Big Mac Burger di McDonald’s, cercando di capire se e come, nei vari Paesi, avessero deciso di tradurre il nome di questo panino (Big Mac), oppure se avessero scelto di mantenere il nome inglese, che fa pensare subito a qualcosa di internazionale e conosciuto in tutto il mondo.

Concludendo, mi permetto di invitare i lettori a non lasciarsi ingannare dall’uso di termini inglesi nella pubblicità, cercando di individuare il corrispettivo in italiano, per poter fare acquisti veramente utili e possibilmente economici.

 

Filippo